𝗜𝗡𝗙𝗢𝗥𝗧𝗨𝗡𝗜𝗢 𝗦𝗨𝗟 𝗟𝗔𝗩𝗢𝗥𝗢: 𝗖𝗛𝗜 𝗗𝗘𝗩𝗘 𝗣𝗥𝗢𝗩𝗔𝗥𝗘 𝗖𝗛𝗘 𝗖𝗢𝗦𝗔?

𝗖𝗮𝘀𝘀. 𝗖𝗶𝘃., 𝘀𝗲𝘇. 𝗹𝗮𝘃., 𝗼𝗿𝗱. 𝟮𝟰.𝟬𝟵.𝟮𝟬𝟮𝟱, 𝗻. 𝟮𝟲𝟬𝟮𝟭
Se la Cassazione è intervenuta ancora per chiarire a chi spetti l’onere probatorio in caso di infortunio sul lavoro, significa che nelle corti di merito ancora non è chiaro.
Nel caso in esame, un operaio aveva 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼 𝗹’𝘂𝘀𝗼 𝗱𝗶 𝘂𝗻 𝗼𝗰𝗰𝗵𝗶𝗼 per essere stato colpito da una scheggia durante il lavoro.
Nonostante l’azienda avesse fornito gli occhiali protettivi e i presidi di sicurezza, la mancata vigilanza sull’effettivo utilizzo ha comportato la responsabilità del datore.
I principi:
1. 𝗶𝗹 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗮𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗽𝘂ò 𝗹𝗶𝗺𝗶𝘁𝗮𝗿𝘀𝗶 𝗮 𝗱𝗲𝘀𝗰𝗿𝗶𝘃𝗲𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝗳𝗮𝘁𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗶𝗻𝗳𝗼𝗿𝘁𝘂𝗻𝗶𝗼 ed inoltre, agendo per il risarcimento del danno, a 𝗽𝗿𝗼𝘃𝗮𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝗻𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗱𝗶 𝗰𝗮𝘂𝘀𝗮𝗹𝗶𝘁à 𝘁𝗿𝗮 𝗹’𝗶𝗻𝗳𝗼𝗿𝘁𝘂𝗻𝗶𝗼 (𝗼 𝗹𝗮 𝗺𝗮𝗹𝗮𝘁𝘁𝗶𝗮) 𝗲 𝗹𝗲 𝗰𝗼𝗻𝘀𝗲𝗴𝘂𝗲𝗻𝘇𝗲 𝗱𝗮𝗻𝗻𝗼𝘀𝗲 𝘀𝘂𝗯𝗶𝘁𝗲.
2. il lavoratore deve allegare e provare l’esistenza dell’obbligazione lavorativa, del danno ed il nesso causale, mentre 𝗶𝗹 𝗱𝗮𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼 𝗱𝗲𝘃𝗲 𝗽𝗿𝗼𝘃𝗮𝗿𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗶𝗹 𝗱𝗮𝗻𝗻𝗼 è 𝗱𝗶𝗽𝗲𝘀𝗼 𝗱𝗮 𝗰𝗮𝘂𝘀𝗮 𝗮 𝗹𝘂𝗶 𝗻𝗼𝗻 𝗶𝗺𝗽𝘂𝘁𝗮𝗯𝗶𝗹𝗲 𝗲 𝗰𝗶𝗼è 𝗱𝗶 𝗮𝘃𝗲𝗿𝗲 𝗮𝗱𝗲𝗺𝗽𝗶𝘂𝘁𝗼 𝗮𝗹 𝘀𝘂𝗼 𝗼𝗯𝗯𝗹𝗶𝗴𝗼 𝗱𝗶 𝘀𝗶𝗰𝘂𝗿𝗲𝘇𝘇𝗮, 𝗮𝗽𝗽𝗿𝗲𝘀𝘁𝗮𝗻𝗱𝗼 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗲 𝗹𝗲 𝗺𝗶𝘀𝘂𝗿𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗲𝘃𝗶𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝗱𝗮𝗻𝗻𝗼.
3. non spetta mai al lavoratore provare l’inadempimento ovvero la colpa del debitore e cioè la violazione da parte del datore di regole a contenuto cautelare, tipiche o atipiche che dir si voglia.
5.𝗹’𝗼𝗴𝗴𝗲𝘁𝘁𝗼 𝘀𝗼𝘀𝘁𝗮𝗻𝘇𝗶𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗼𝗻𝗲𝗿𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗼𝘃𝗮 𝗮 𝗰𝗮𝗿𝗶𝗰𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝗱𝗮𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗮𝘁𝘁𝗶𝗲𝗻𝗲 𝗮𝗹 𝗿𝗶𝘀𝗽𝗲𝘁𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗽𝗿𝗲𝘀𝗰𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗱𝗲𝘁𝘁𝗮𝘁𝗲 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗹𝗲𝗴𝗴𝗲, 𝗼𝗹𝘁𝗿𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗮 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗲 𝘀𝘂𝗴𝗴𝗲𝗿𝗶𝘁𝗲 𝗱𝗮𝗹𝗹’𝗲𝘀𝗽𝗲𝗿𝗶𝗲𝗻𝘇𝗮, 𝗱𝗮𝗹𝗹’𝗲𝘃𝗼𝗹𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝘁𝗲𝗰𝗻𝗶𝗰𝗮 𝗲 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗽𝗲𝗰𝗶𝗳𝗶𝗰𝗶𝘁à 𝗱𝗲𝗹 𝗰𝗮𝘀𝗼 𝗰𝗼𝗻𝗰𝗿𝗲𝘁𝗼.
6. il datore di lavoro è responsabile non soltanto in caso di violazione di regole di esperienza o di regole tecniche già conosciute e preesistenti, ma anche per l’𝗼𝗺𝗲𝘀𝘀𝗮 𝗽𝗿𝗲𝗱𝗶𝘀𝗽𝗼𝘀𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗲 𝗹𝗲 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗲 𝗺𝗶𝘀𝘂𝗿𝗲 𝗲 𝗰𝗮𝘂𝘁𝗲𝗹𝗲 𝗶𝗱𝗼𝗻𝗲𝗲 𝗮 𝗽𝗿𝗲𝘀𝗲𝗿𝘃𝗮𝗿𝗲 𝗹’𝗶𝗻𝘁𝗲𝗴𝗿𝗶𝘁à 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼-𝗳𝗶𝘀𝗶𝗰𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗮𝘁𝗼𝗿𝗲, 𝗶𝗻𝗰𝗹𝘂𝘀𝗮 𝗹𝗮 𝗺𝗮𝗻𝗰𝗮𝘁𝗮 𝗮𝗱𝗼𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗱𝗶𝗿𝗲𝘁𝘁𝗶𝘃𝗲 𝗶𝗻𝗶𝗯𝗶𝘁𝗼𝗿𝗶𝗲 𝗻𝗲𝗶 𝗰𝗼𝗻𝗳𝗿𝗼𝗻𝘁𝗶 𝗱𝗲𝗹 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗮𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗺𝗲𝗱𝗲𝘀𝗶𝗺𝗼 (𝗖𝗮𝘀𝘀. 𝗻. 𝟭𝟱𝟭𝟭𝟮/𝟮𝟬𝟮𝟬) 𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝗺𝗮𝗻𝗰𝗮𝘁𝗮 𝘃𝗶𝗴𝗶𝗹𝗮𝗻𝘇𝗮 𝘀𝘂𝗹𝗹’𝘂𝘀𝗼 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝘀𝘁𝗲𝘀𝘀𝗶 𝗱𝗶𝘀𝗽𝗼𝘀𝗶𝘁𝗶𝘃𝗶 𝗱𝗶 𝗽𝗿𝗼𝘁𝗲𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲.